In Italia è in corso un referendum di due giorni iniziato domenica, nel quale i cittadini sono chiamati a votare su alcune misure che faciliterebbero l’acquisizione della cittadinanza per i figli nati da genitori stranieri in Italia e rafforzerebbero le tutele occupazionali. Tuttavia, la scarsa consapevolezza dell’opinione pubblica rischia di compromettere la validità del voto, qualora non si raggiunga un’adeguata partecipazione.
I promotori delle modifiche alla legge sulla cittadinanza sostengono che queste riforme aiuterebbero i figli di genitori provenienti da Paesi extra UE, nati in Italia, a integrarsi meglio nella cultura di appartenenza, nella quale già si identificano.
Il cantante italiano Ghali, nato a Milano da genitori tunisini, ha invitato sui social media i cittadini a recarsi alle urne, sottolineando che il referendum potrebbe fallire se non voterà almeno il 50% più uno degli aventi diritto.
«Sono nato qui, ho sempre vissuto qui, ma ho potuto ottenere la cittadinanza solo a 18 anni» — ha dichiarato Ghali, invitando a votare sì per ridurre il requisito di residenza da dieci a cinque anni.
Se approvate, le nuove regole potrebbero consentire a circa 2,5 milioni di stranieri di superare le difficoltà per ottenere il riconoscimento come cittadini italiani.
Queste misure sono state proposte dal principale sindacato italiano e dai partiti di opposizione di sinistra.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che si recherà alle urne ma non esprimerà il proprio voto. Tale decisione è stata criticata dalle forze di sinistra come antidemocratica, in quanto non contribuisce a raggiungere la soglia necessaria per la validità del referendum.
Mancanza di dibattito pubblico
I sostenitori della riforma affermano che questa misura renderebbe la legge sulla cittadinanza italiana più allineata con quella di molti Paesi europei e favorirebbe una maggiore integrazione sociale per i residenti di lungo termine. Inoltre, grazie a questa modifica, si otterrebbero più rapidamente diritti civili e politici come il diritto di voto, la possibilità di accedere ai concorsi pubblici e la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea.
Attivisti e partiti di opposizione hanno criticato la mancanza di un dibattito pubblico adeguato sulle misure, accusando la coalizione di centrodestra di tentare di ridurre l’interesse su temi delicati che riguardano direttamente migranti e lavoratori.
L’autorità italiana per le comunicazioni, AGCOM, ha presentato lo scorso maggio un reclamo contro la RAI e altre emittenti televisive per non aver garantito una copertura adeguata ed equilibrata dell’argomento.
Le altre quattro domande referendarie riguardano modifiche alle leggi sul lavoro: puntano a rendere più difficile il licenziamento di alcuni lavoratori e ad aumentare le indennità per i dipendenti licenziati nelle piccole imprese. Questa modifica intende abrogare una legge approvata circa dieci anni fa da un governo di centrosinistra.
Un altro quesito al voto riguarda la sicurezza sul lavoro e propone di reintrodurre la responsabilità solidale tra appaltatori e subappaltatori per gli infortuni sul lavoro.
Molti prevedono di astenersi dal voto
I sondaggi d’opinione pubblicati a metà maggio hanno rivelato che solo il 46% degli italiani era a conoscenza dei temi oggetto dei referendum. Le previsioni sull’affluenza alle urne risultavano ancora più basse per una consultazione prevista nel primo fine settimana delle vacanze scolastiche italiane, con una stima di circa il 35% dei circa 50 milioni di elettori, ben al di sotto del quorum richiesto.
Tuttavia, alcuni analisti osservano che l’opposizione di centrosinistra potrebbe comunque rivendicare una vittoria politica anche in caso di fallimento del referendum, a condizione che l’affluenza superi i 12,3 milioni di elettori che nel 2022 avevano sostenuto la coalizione di centrodestra vincente alle elezioni politiche.