L'annuncio arriva dopo che Jake Wood, presidente della Fondazione Umanitaria per Gaza, si è dimesso domenica, affermando di non poter abbandonare i principi di umanità, imparzialità e indipendenza.
Wood, che ha ricoperto il ruolo di direttore esecutivo della Fondazione Umanitaria per Gaza negli ultimi due mesi, ha dichiarato di essersi dimesso perché l'organizzazione non poteva rispettare "i principi umanitari, neutralità, imparzialità e indipendenza, che non intendo abbandonare".
All'inizio di questo mese, Wood aveva scritto alle autorità israeliane affermando che la fondazione non avrebbe condiviso alcuna informazione personale identificabile dei destinatari degli aiuti.
La fondazione, istituita a febbraio, è stata fortemente criticata dalle Nazioni Unite, i cui funzionari hanno dichiarato che i suoi piani di distribuzione degli aiuti avrebbero solo alimentato il trasferimento forzato dei palestinesi e ulteriori violenze.
Timori di spostamenti forzati
L'iniziativa israeliana si basa su aziende private piuttosto che su fornitori di aiuti consolidati come le Nazioni Unite e altre organizzazioni umanitarie.
Secondo il piano, gli aiuti verrebbero consegnati in un numero limitato di "siti di distribuzione sicuri" designati, che Israele afferma saranno situati nel sud di Gaza, dando credito ai rapporti secondo cui l'esercito israeliano vuole spostare tutti i palestinesi dal nord al sud dell'enclave assediata.
L’Indice Globale della Fame ha avvertito che la fame minaccia oltre mezzo milione di persone, un quarto della popolazione di Gaza.
Israele ha mantenuto chiusi i valichi di Gaza per cibo, assistenza medica e umanitaria dal 2 marzo, aggravando una crisi umanitaria già grave nell'enclave, che colpisce i 2,4 milioni di residenti di Gaza.
Il blocco ha spinto la regione in condizioni di carestia, con molte morti segnalate a causa della fame.