Alireza Hashemi-Raja, direttore generale del Ministero degli Esteri per gli affari degli iraniani all’estero, ha definito la misura, che entrerà in vigore il 9 giugno, “un chiaro segno del predominio di una mentalità suprematista e razzista tra i responsabili politici americani”.
La decisione “indica la profonda ostilità dei decisori americani verso il popolo iraniano e musulmano”, ha aggiunto in una dichiarazione rilasciata dal ministero.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato mercoledì un ordine esecutivo che ripristina restrizioni ampie, simili al divieto di viaggio del suo primo mandato, giustificate per motivi di sicurezza nazionale dopo un attacco incendiario durante una manifestazione pro-Israele in Colorado.
Hashemi-Raja ha affermato che la politica “viola i principi fondamentali del diritto internazionale” e priva “centinaia di milioni di persone del diritto di viaggiare basandosi unicamente sulla loro nazionalità o religione”.
Il funzionario del Ministero degli Esteri ha dichiarato che il divieto è discriminatorio e comporterà “responsabilità internazionali per il governo degli Stati Uniti”, senza fornire ulteriori dettagli.
Il divieto di Trump
Oltre all’Iran, il divieto statunitense riguarda i cittadini di Afghanistan, Myanmar, Ciad, Congo-Brazzaville, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. Un divieto parziale è stato imposto ai viaggiatori provenienti da altri sette paesi.
Gli Stati Uniti ospitano la più grande comunità iraniana al di fuori dell’Iran.
Secondo i dati del Ministero degli Esteri di Teheran, nel 2020 c’erano circa 1,5 milioni di iraniani negli Stati Uniti.
L’Iran e gli Stati Uniti hanno interrotto i rapporti diplomatici poco dopo la Rivoluzione del 1979, e le relazioni sono rimaste profondamente tese da allora.