Nuova decisione sui visti dell'UE per i turchi: vera riforma o solo un gesto simbolico?
TÜRKİYE
7 min di lettura
Nuova decisione sui visti dell'UE per i turchi: vera riforma o solo un gesto simbolico?Il nuovo regime di facilitazione del visto Schengen dell'UE per i cittadini turchi è salutato come un progresso, ma i critici avvertono che potrebbe essere troppo poco, troppo tardi e privo dell'applicazione necessaria per portare un vero cambiamento.
Starting July 15, 2025, eligible applicants can gradually obtain longer validity, multi-entry visas. / TRT World
25 luglio 2025

Nuova decisione sui visti dell’UE per i cittadini turchi: vera riforma o solo un gesto simbolico?

L’UE presenta come un progresso la nuova decisione di facilitare il rilascio dei visti Schengen ai cittadini turchi, ma gli esperti avvertono che si tratta di un passo tardivo, insufficiente e privo della forza vincolante necessaria per generare un cambiamento duraturo.
L’Unione Europea ha annunciato un’attesa misura che prevede l’alleggerimento delle procedure per il visto Schengen rivolte ai cittadini turchi. Tuttavia, questa decisione comporta una condizione: le facilitazioni riguarderanno soltanto i richiedenti che abbiano una “storia di viaggio consolidata” e saranno attuate nell’ambito di un nuovo “sistema di transizione graduale”.
A partire dal 15 luglio 2025, con il nuovo sistema, si prevede di concedere visti di lunga durata e a ingressi multipli ai richiedenti idonei. Secondo la dichiarazione ufficiale dell’UE, coloro che abbiano utilizzato correttamente i visti precedenti potranno ottenere, in modo graduale, visti validi da uno a cinque anni.
La decisione viene presentata come uno sviluppo positivo per favorire la mobilità e la cooperazione tra l’UE e la Türkiye, ma alcuni esperti avvertono che, nella pratica, l’applicazione potrebbe rivelarsi puramente simbolica.

Tra speranza e dubbio
Mentre i ritardi nelle domande di visto, l’elevato tasso di rifiuto e le incoerenze nel processo continuano a creare difficoltà ai cittadini turchi, questa nuova misura porta con sé tanto speranza quanto dubbio.
Secondo il docente di Scienze Politiche dell’Università Medipol di Istanbul, il dott. Faik Tanrıkulu, si tratta di uno sviluppo importante, ma non rappresenta la trasformazione strutturale attesa.
«È una decisione rilevante per i cittadini turchi» afferma Tanrıkulu, che prosegue: «Ma diciamolo chiaramente, non si tratta di una politica completamente nuova. Visti di lunga durata e a ingressi multipli, con validità da tre mesi a cinque anni, venivano già concessi su iniziativa di alcuni funzionari consolari.»
Secondo Tanrıkulu, il vero cambiamento consiste nel fatto che questa discrezionalità individuale verrà ora sostituita da una prassi standardizzata:
«Quello che fa realmente la Commissione è togliere questo potere dalle mani dei singoli per trasformarlo in una procedura generale. Il vero valore della decisione sta proprio in questo.»

Un passo atteso da dieci anni
Tuttavia, Tanrıkulu sottolinea che perfino questa standardizzazione è arrivata con un ritardo significativo rispetto alle aspettative:
«Nel 2013 era stato introdotto un piano d’azione per la liberalizzazione dei visti tra la Türkiye e l’UE. Oggi non dovremmo più parlare di semplici facilitazioni, ma di una vera e propria esenzione dal visto.»
Tanrıkulu considera l’accordo tra Türkiye e UE del 18 marzo 2016 come un punto di svolta in questo processo:
«La crisi dei rifugiati ha costretto l’UE a tornare seriamente al tavolo con la Türkiye. In quel periodo furono promessi la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, l’aggiornamento dell’Unione doganale e un sostegno finanziario per i rifugiati siriani.»

In cambio, la Türkiye avrebbe dovuto soddisfare 72 criteri tecnici.
«Ad oggi, 67 di questi criteri sono già stati soddisfatti. L’UE però continua a ritardare la liberalizzazione dei visti con la scusa dei cinque criteri mancanti» afferma Tanrıkulu, esprimendo la sua frustrazione.

Accusa di doppi standard
Tanrıkulu sostiene che questo ritardo si stia ormai avvicinando al limite del doppio standard:
«Guardate la Georgia: non è nemmeno in fase di negoziato per l’adesione all’UE, eppure i suoi cittadini possono viaggiare liberamente. I cittadini turchi, invece, si trovano ad affrontare tassi di rifiuto che variano tra il 40% e il 60% in Paesi come l’Estonia e alcune nazioni scandinave» afferma.
Tanrıkulu richiama inoltre l’attenzione su una situazione ancor più significativa:
«Nonostante le tensioni geopolitiche, perfino i richiedenti russi e cinesi a volte si trovano in una posizione più favorevole rispetto ai turchi. Questo evidenzia chiaramente l’asimmetria nei rapporti tra la Türkiye e l’Unione Europea.»

Cosa offre la nuova facilitazione dei visti dell’UE ai richiedenti per la prima volta?
La nuova decisione della Commissione Europea riguardante la facilitazione del visto Schengen per i cittadini turchi promette, in modo graduale, visti di durata più lunga a chi ha già viaggiato in passato nei Paesi dell’UE e ha utilizzato correttamente i propri visti. Tuttavia, questo nuovo sistema non include chi fa domanda per la prima volta. Ed è proprio qui che iniziano le critiche.
La giornalista e imprenditrice Fatma Menal Akın, che attualmente sta seguendo un master presso la Rome Business School, si mostra cauta riguardo alla decisione:
«Sì, questa misura può semplificare il processo per chi ha già viaggiato senza problemi nell’area Schengen. Ma ignora completamente chi non ha mai ottenuto un visto prima e deve fare domanda per motivi accademici o professionali» afferma.
Secondo Akın, la comunicazione presenta anche gravi carenze in termini di trasparenza e vincolatività:
«Come viene comunicata questa decisione ai consolati di Paesi come Germania, Italia, Spagna? Sono obbligati ad applicarla? Cosa succede se non lo fanno? Cosa può fare un richiedente che viene rifiutato? Deve rivolgersi al tribunale, come hanno fatto gli studenti turchi in Italia?»

Le vittorie legali mettono in luce la fragilità del sistema
Akın mette in luce le difficoltà che molti studenti turchi hanno recentemente incontrato nel richiedere il visto studentesco presso il Consolato italiano di Istanbul:
«Non si è trattato solo di un ritardo burocratico. Ha causato perdite reali e personali. Alcuni studenti hanno fatto causa e hanno vinto. Il Tribunale regionale del Lazio ha stabilito che il consolato aveva agito in modo illegale, e solo dopo questa sentenza quegli studenti hanno potuto ottenere il visto.»
Akın commenta così la situazione:
«Non dovreste dover ricorrere a un tribunale straniero solo per poter frequentare un’università che vi ha già accettati. Questo dimostra quanto sia fragile il sistema.»

Si è trasformato in un gioco di fortuna
Anche il docente di Scienze Politiche dell’Università Medipol di Istanbul, il dott. Faik Tanrıkulu, non è ottimista riguardo alla trasparenza e alla controllabilità dell’applicazione della misura:
«Nonostante la decisione della Commissione, i consolati possono ancora continuare a rifiutare le domande appellandosi a proprie motivazioni. In molti Paesi non esiste nemmeno un processo ufficiale di ricorso. Alcuni consolati hanno addirittura eliminato completamente il diritto di appello.»
Secondo Tanrıkulu, queste lacune trasformano la procedura per il visto praticamente in un “gioco d’azzardo”:
«Potete aver presentato tutti i documenti richiesti e soddisfare tutte le condizioni, ma se il funzionario consolare vi considera “a rischio” — e non è nemmeno chiaro secondo quali criteri — non potete farci nulla. La decisione è definitiva.»
Akın invece sottolinea che la facilitazione del visto non è affatto rivoluzionaria, ma una versione formalizzata di una prassi già esistente:
«Anche prima della pandemia, chi aveva viaggiato più volte in Europa senza problemi otteneva visti di durata più lunga. I visti per motivi familiari o di lavoro erano relativamente più facili da ottenere. Questa non è una riforma, è solo una toppa su un sistema difettoso.»

Una goccia nel mare
Allora, cosa cambia davvero questa nuova decisione? Secondo gli esperti, non è del tutto inefficace, ma il suo impatto è limitato e rischia di rimanere solo simbolico senza vincoli concreti.
«Alla fine questa decisione è come una goccia che cade nell’oceano» dice Akın. «Sulla carta suona bene, ma se non viene applicata o non si richiede responsabilità, resta solo un gesto simbolico. Questo aumenta la delusione non solo verso le politiche sui visti, ma anche nei rapporti complessivi tra UE e Türkiye.»
Tanrıkulu valuta il processo in un contesto più ampio:
«La mobilità non riguarda solo turismo o istruzione, ma è la base della fiducia e della comprensione tra le società. L’attuale regime dei visti è uno dei maggiori ostacoli a questa fiducia.»

Dai un'occhiata a TRT Global e facci sapere cosa ne pensi!
Contact us