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Sono passati 9 anni dal vile tentativo di colpo di Stato di FETÖ
Sono trascorsi 9 anni dal vile tentativo di colpo di Stato del 15 luglio 2016, perpetrato dai membri dell’Organizzazione Terroristica di Fethullah (FETÖ).
Sono passati 9 anni dal vile tentativo di colpo di Stato di FETÖ
15 TEMMUZ / TRT Global
8 ore fa

Sono passati 9 anni dal vile tentativo di colpo di stato del 15 luglio. Durante quello che può essere considerato come la notte più lunga della storia della Repubblica, tutto il Paese ha dato un esempio straordinario di unità nazionale.

Ma cosa accadde, ora per ora, quella notte?

Il 15 luglio 2016, intorno alle ore 14.00, un maggiore dell’Aviazione dell’Esercito si recò presso la sede del Servizio di Intelligence Nazionale (MIT) a Yenimahalle, Ankara, per segnalare che si stava preparando un colpo di Stato.

Dopo la segnalazione, il capo del MIT, Hakan Fidan, si recò al Comando di Stato Maggiore. Durante un incontro cruciale, fu ricevuta l'informazione che tre elicotteri della stessa base militare avrebbero effettuato voli non autorizzati.

Si decise di indagare sull’informazione, arrestare i sospetti, vietare l’uscita di carri armati e veicoli blindati dalle caserme e annullare tutti i voli militari fino a nuovo ordine.

Anticiparono l’ora del colpo di Stato

Quella sera, al quartier generale dello Stato Maggiore, ufficiali golpisti in uniforme osservavano gli sviluppi. Attorno al vertice militare si trovavano anche alti ufficiali coinvolti nel piano. Quando fu chiaro che l’arrivo di Fidan aveva compromesso il piano, decisero di anticipare l’ora del colpo da mezzanotte alle 03:00.

Dopo la partenza di Fidan, i golpisti fecero irruzione nell’ufficio del Capo di Stato Maggiore, Generale Hulusi Akar, informandolo dell’avvio del colpo.

Ma Akar reagì duramente e si rifiutò di firmare la dichiarazione del colpo di Stato. Per questo fu preso in ostaggio e portato alla base militare di Akıncı. Anche il Vice Capo di Stato Maggiore, Yaşar Güler, fu preso in ostaggio.

Ordini di uccidere tramite WhatsApp

Alle 21:14 fu creato un gruppo WhatsApp chiamato Yurtta Sulh per coordinare il golpe. Nei messaggi, contro i civili, fu ordinato di "schiacciare, bruciare, senza nessuna pietà".

Alle 21:23 un gruppo di soldati uscì dal Liceo Militare Kuleli.

Alle 21:52, i militari golpisti arrivarono al ponte sul Bosforo, bloccando il traffico con veicoli militari.

Le prime dichiarazioni del Primo Ministro

Nel frattempo, il Paese si interrogava su quanto stesse accadendo. Le prime dichiarazioni arrivarono in diretta TV dal Primo Ministro Binali Yıldırım:

“Sembra trattarsi di un’insurrezione. È chiaro che si tratta di un’azione illegale di alcuni all’interno delle Forze Armate. Il popolo deve sapere che non sarà permessa alcuna minaccia alla democrazia.”

In quelle ore, un colpo di telefono alla Direzione della Polizia di Istanbul annunciava la proclamazione della legge marziale, intimando la resa del comandante della polizia Mustafa Çalışkan e del suo team.

Voli a bassa quota su Ankara

Alle 22:00 ad Ankara iniziarono i voli a bassa quota di caccia militari. Tra gli obiettivi principali dei golpisti c’era la sede del MIT. I piloti di FETÖ iniziarono a sparare con elicotteri contro il complesso del MIT a Yenimahalle.

Anche l’Aeroporto Atatürk di Istanbul si vissero momenti di tensione. I golpisti arrivarono con carri armati e occuparono la torre di controllo, bloccando il traffico aereo.

Alle 23:00, l’obiettivo divenne il municipio di Istanbul. I golpisti aprirono il fuoco contro i civili che resistevano: 14 persone furono uccise.

Assalto alla TRT

Un’altra istituzione chiave occupata dai golpisti fu la TV di Stato, TRT. Nei primi minuti del 16 luglio, fu trasmesso un proclama golpista. Poco dopo, il segnale della TRT fu interrotto tramite TÜRKSAT.

In quel momento, il Presidente Erdoğan, in vacanza a Marmaris, si mise in viaggio verso l’Aeroporto Atatürk.

Poco dopo la sua partenza, i golpisti presero d’assalto l’hotel di Marmaris. Alcuni membri delle forze speciali della sicurezza presidenziale furono uccisi.

I caccia sganciano bombe

Nel frattempo, caccia militari decollarono dalla base di Akıncı, cuore del golpe, e bombardarono il Parlamento, la sede della polizia speciale di Gölbaşı, la Direzione di Polizia di Ankara e TÜRKSAT. Decine di civili e agenti furono uccisi.

Uno degli obiettivi era anche il Comandante dell’Aeronautica, Abidin Ünal. Lui e altri 17 generali furono arrestati durante un matrimonio al Circolo della Marina di Moda.

Il Presidente Erdoğan sfida i golpisti

Il punto di svolta della notte fu la telefonata in diretta TV del Presidente Recep Tayyip Erdoğan. Con il suo storico appello, disse:

“Invito il nostro popolo a scendere nelle piazze.”

Questo appello spinse centinaia di migliaia di persone a scendere per le strade a difesa della democrazia. Le immagini simbolo arrivarono dai ponti, dove i golpisti spararono sui civili.

I muezzin recitano le preghiere

La Presidenza degli Affari Religiosi ordinò che venissero recitati i sala in tutte le moschee della Türkiye.

Il Parlamento resistette. I deputati corsero a difendere la sede ad Ankara. I golpisti, vedendo ciò, bombardarono l’aula.

Ömer Halisdemir cambia il corso del golpe

Uno dei momenti più memorabili avvenne al Comando delle Forze Speciali. Il colonnello Semih Terzi, designato dai golpisti a prenderne il controllo, giunse da Silopi alle 02:16. Il sottufficiale Ömer Halisdemir lo uccise, cambiando il corso del colpo di Stato, prima di rimanere ucciso lui stesso.

Nel frattempo, i golpisti, venuti a sapere che Erdoğan aveva lasciato Marmaris, inviarono caccia F-16 carichi di bombe per abbattere l’aereo presidenziale. Non riuscirono a localizzarlo.

Spari alla base Akıncı contro i civili

Il popolo si radunò attorno alla base di Akıncı per impedirne l’uso da parte dei golpisti. I golpisti aprirono il fuoco sulla folla: 5 persone furono uccise.

Il Primo Ministro Yıldırım ordinò che tutti i caccia rientrassero e, in caso contrario, fossero abbattuti.

Intanto, i golpisti cercavano di localizzare l’aereo presidenziale ATA, ma non riuscirono a rintracciarne la rotta.

Alle 03:20, Erdoğan atterrò in sicurezza all’aeroporto di Istanbul. Un’ora dopo, apparve in conferenza stampa:

“Nessuna forza è sopra il popolo. Questo è un tradimento alla patria e i responsabili pagheranno a caro prezzo.”

Poco dopo, un elicottero militare e un F-16 volarono sulla zona a bassa quota.

Alle prime luci dell’alba, la situazione dei golpisti peggiorava. Tuttavia, la minaccia non era ancora del tutto neutralizzata.

Alle 06:30, una bomba fu lanciata sul complesso presidenziale. Un veicolo TOMA della polizia fu colpito da un colpo di carro armato sul ponte di Istanbul.

I golpisti usarono armi e mezzi militari contro il proprio popolo. Ma in tutte le 81 province della Türkiye, i cittadini riempivano le piazze per difendere la democrazia. I camion municipali furono usati per bloccare l’uscita dei carri armati. Aerei fedeli al governo decollati da Eskişehir bombardarono le piste della base di Akıncı.

I golpisti persero, il popolo vinse

Alle 08:30, il Comando Generale della Gendarmeria fu liberato dai golpisti. Il Generale Hulusi Akar e altri alti ufficiali furono salvati.

Il MIT dichiarò:

“L’operazione sistematica è finita. Ora si passa a operazioni mirate. Finirà entro 1-2 ore.”

La maggior parte dei pianificatori e degli esecutori del colpo – civili e militari – furono arrestati.

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