POLITICA
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L’Università di Brown pagherà 50 milioni di dollari nell’ambito di un accordo sui fondi federali
Mentre l’amministrazione Trump minacciava il blocco dei finanziamenti federali a diverse università, i difensori dei diritti hanno espresso le loro preoccupazioni in merito.
L’Università di Brown pagherà 50 milioni di dollari nell’ambito di un accordo sui fondi federali
Brown University to pay $50 million and scale back DEI targets as part of agreement amid wider crackdown on campus protests and speech on Gaza war. / AP
31 luglio 2025

L’Università di Brown ha raggiunto un accordo con l’amministrazione del presidente Donald Trump per il ripristino dei finanziamenti destinati alle ricerche in medicina e scienze della salute sostenute dal governo federale, nonché per la risoluzione di alcune verifiche di conformità. L’intesa è stata confermata sia dall’università sia dalle autorità governative.

Come parte dell’accordo, l’Università di Brown ha annunciato che verserà 50 milioni di dollari in dieci anni per sostenere lo sviluppo della forza lavoro nello stato di Rhode Island. Anche la segretaria all’Istruzione degli Stati Uniti, Linda McMahon, ha confermato l’accordo in una dichiarazione separata.

L’amministrazione Trump aveva annunciato l’intenzione di sospendere i finanziamenti federali a diverse istituzioni in risposta alle proteste organizzate riguardo alla situazione a Gaza e alle politiche climatiche. La settimana scorsa, la Columbia University ha accettato di versare oltre 220 milioni di dollari per risolvere le indagini federali a suo carico. Il quotidiano New York Times ha inoltre riportato lunedì che Harvard sarebbe disposta a spendere fino a 500 milioni di dollari per risolvere la controversia in corso con il governo. Un funzionario statunitense aveva dichiarato, lo scorso aprile, che il governo stava valutando la possibilità di bloccare una sovvenzione da 510 milioni di dollari destinata all’Università di Brown.

I dettagli dell’accordo

Secondo quanto stabilito dall’accordo, l’Università di Brown si impegna a “sostenere la comunità ebraica in crescita, promuovere attività di ricerca e formazione su Israele e creare un solido programma di Studi Ebraici”. L’intesa prevede anche la realizzazione di un sondaggio, tramite un organismo indipendente selezionato congiuntamente dall’università e dal governo, per valutare il clima all’interno del campus, in particolare dal punto di vista degli studenti ebrei.

L’accordo non contiene riferimenti espliciti a misure analoghe rivolte agli studenti arabi e musulmani. I difensori dei diritti umani hanno sottolineato che, dopo gli ultimi sviluppi a Gaza, si è registrato un aumento sia dell’islamofobia sia dell’antisemitismo. L’Università di Brown presenterà i risultati del sondaggio alle autorità federali, accompagnandoli con una serie di raccomandazioni volte a migliorare la situazione.

Libertà di espressione

Alcune organizzazioni della società civile hanno messo in guardia sull’impatto che le minacce del governo di sospendere i fondi alle università potrebbero avere sulla libertà di espressione, sull’autonomia accademica e sulle garanzie procedurali. In particolare, sono state oggetto di dibattito le dichiarazioni dell’esecutivo secondo cui, durante le proteste a favore della Palestina dell’anno scorso, le università non avrebbero adottato misure sufficienti contro l’antisemitismo nei campus.

Alcuni gruppi che hanno partecipato alle manifestazioni, tra cui anche sostenitori della comunità ebraica, sostengono che l’amministrazione Trump interpreti le critiche agli sviluppi nella Striscia di Gaza e all’occupazione dei territori palestinesi come manifestazioni di antisemitismo, classificando le espressioni a favore della Palestina come estremismo.

L’Ufficio per i Diritti Civili del Dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti potrà visitare l’Università di Brown per valutare l’attuazione dell’accordo, incontrare il personale e richiedere diverse tipologie di informazioni. L’intesa stabilisce inoltre che l’università porrà fine ai suoi obiettivi in materia di diversità e non promuoverà più programmi relativi al DEI (Diversità, Equità e Inclusione).

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