Il Comitato Superiore per gli Affari Ecclesiastici in Palestina ha accusato Israele di aver condotto attacchi «senza precedenti» contro le chiese nei territori palestinesi occupati, definendoli parte di una campagna sistematica volta a cancellare la presenza cristiana.
Il Comitato ha citato come esempio più eclatante l’attacco diretto al Patriarcato ortodosso di Gerusalemme, segnalando un aumento degli attacchi contro le chiese della città.
In un comunicato diffuso giovedì, il Comitato ha affermato: «Queste azioni fanno parte di una politica sistematica finalizzata a eliminare la reale presenza cristiana in Palestina e a privare questi territori delle loro istituzioni religiose storiche». Il documento ha inoltre denunciato che le autorità israeliane hanno congelato i conti bancari del Patriarcato e imposto «pesanti e ingiuste tasse» sui suoi beni.
Remzi Huri, membro del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e presidente del Comitato, in una lettera ai leader ecclesiastici mondiali ha scritto: «Tali pratiche minacciano seriamente la capacità della Chiesa di fornire servizi spirituali, umanitari e sociali; costituiscono una chiara violazione dello status storico e un grave abuso del diritto internazionale e di accordi vincolanti».
Eccessiva pressione su chiese e territori cristiani in Palestina
Il Comitato ha sottolineato che «l’attacco non si limita a un soffocamento finanziario», evidenziando l’espansione degli insediamenti israeliani sui terreni della Chiesa ortodossa intorno al Monastero di San Gerasimo, vicino a Gerico.
«Negli ultimi due anni nella zona di Gerico sono stati creati nuovi insediamenti illegali. Ciò costituisce una minaccia diretta al carattere storico e sacro della regione e serve a un piano più ampio volto a cancellare l’identità cristiana e storica della Palestina», si legge nel comunicato.
Il Comitato ha avvertito che queste azioni fanno parte di una politica d’occupazione più ampia che mira «a modificare l’identità di Gerusalemme, cancellarne il carattere religioso e culturale e, infine, eliminare la presenza palestinese nella città».
È stato inoltre lanciato un appello alle chiese e alle istituzioni cristiane di tutto il mondo affinché intraprendano «azioni politiche, legali e mediatiche immediate per fermare queste violazioni e difendere la libertà della Chiesa di svolgere la sua missione spirituale e umanitaria». «Proteggere le chiese in Palestina è una responsabilità comune e un’eredità storica», conclude il comunicato.
Negli ultimi anni, le chiese di Gerusalemme Est occupata hanno dovuto affrontare crescenti richieste fiscali da parte di Israele, mentre le autorità sono accusate di permettere a gruppi di coloni di impossessarsi dei beni ecclesiastici, anche nella zona di Bab al-Khalil, nella Città Vecchia.