POLITICA
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Università britanniche sotto accusa per la repressione dell’attivismo pro-Palestina
Un nuovo rapporto di Social Innovators for Justice (SI4J) denuncia pressioni sistematiche contro l’attivismo pro-Palestina e i legami con l’industria bellica in sei tra le principali università del Regno Unito.
Università britanniche sotto accusa per la repressione dell’attivismo pro-Palestina
Una donna cammina vicino alle tende all'Università di Oxford mentre studenti occupano alcune aree dei campus universitari britannici per protestare a sostegno dei palestinesi a Gaza. / Reuters
15 agosto 2025

Secondo lo studio, University College London (UCL), Queen Mary University of London, Università di Bristol, London School of Economics, Oxford e Cambridge mostrano livelli allarmanti di repressione nei confronti di studenti e personale impegnati in iniziative di solidarietà con Gaza.

UCL guida la classifica con un punteggio di repressione del 100%, risultando anche l’università con il maggior numero di studenti arrestati: la polizia è stata chiamata per fermare 16 attivisti pro-Palestina. Seguono Queen Mary University of London (92,5%), Università di Bristol (86,3%) e London School of Economics (78,9%).

La Classifica della Repressione Universitaria 2025, che comprende 139 atenei britannici, valuta sia le azioni intraprese contro studenti e personale impegnati in attività di sostegno a Gaza sia i legami finanziari o di ricerca con aziende belliche coinvolte in conflitti armati.

Caitlyn Merry, cofondatrice di SI4J e responsabile delle Tecnologie dell’Apprendimento presso la Brunel University, ha definito i risultati «un tentativo sistematico di zittire chi parla per Gaza». «Non si tratta di episodi isolati», ha dichiarato a TRT World, «ma di una cultura della paura in cui chi mostra solidarietà con le vittime della violenza statale viene punito».

Oxford, Cambridge e Imperial College London figurano anch’essi ai vertici della classifica, con punteggi superiori al 65% considerando repressione e collaborazione.

I dati sono stati raccolti tramite richieste di accesso alle informazioni (FOI), testimonianze studentesche, registrazioni di proteste, rapporti disciplinari e dichiarazioni sugli investimenti. Ogni università ha ricevuto un punteggio di repressione (basato sul trattamento dell’attivismo pro-Palestina) e un punteggio di collaborazione (in relazione ai legami con aziende coinvolte in guerre, occupazioni o violazioni dei diritti umani), combinati poi in un punteggio complessivo.

Hamza Yusuf, giornalista palestinese per Declassified, ha commentato: «Il genocidio israeliano a Gaza ha beneficiato di una cultura della repressione. Le università sono uno degli ambiti in cui ciò appare più evidente. Il lavoro di SI4J è fondamentale per mettere in luce le istituzioni che, in un periodo storico così critico, si schierano con gli oppressori anziché con gli oppressi, cercando di zittire le voci dissenzienti. Una resa dei conti è imminente e questi documenti diventeranno allora indispensabili negli archivi».

SI4J chiede indagini pubbliche urgenti nelle università, politiche di investimento etiche e meccanismi di protezione nazionali per gli attivisti.

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