POLITICA
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Netanyahu si impegna in una “missione storica e spirituale” per il piano della “Grande Israele"
Il primo ministro israeliano ribadisce la sua fedeltà all’ideologia espansionista mentre continua il massacro a Gaza.
Netanyahu si impegna in una “missione storica e spirituale” per il piano della “Grande Israele"
Secondo Haaretz, il piano di annessione di Gaza è una manovra politica di Netanyahu per mantenere stabile la sua coalizione di governo accontentando Smotrich. / AP
13 agosto 2025

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato di essere “molto legato” alla cosiddetta visione della “Grande Israele”, che comprende non solo i territori previsti per uno Stato palestinese, ma anche alcune aree dell’attuale Giordania e dell’Egitto, definendola una “missione storica e spirituale che durerà per generazioni”.

In un’intervista alla rete israeliana i24NEWS, Netanyahu ha rilasciato queste dichiarazioni mentre il suo governo proseguiva i preparativi per un massacro nelle restanti aree di Gaza:
“Ci sono stati ebrei che per generazioni hanno sognato di venire qui, e dopo di noi ci saranno altre generazioni di ebrei che verranno.”

Il concetto di “Grande Israele” (Eretz Yisrael HaShlema) è utilizzato, dalla Guerra arabo-israeliana del 1967, per indicare Gerusalemme Est, la Cisgiordania, Gaza, la penisola del Sinai in Egitto e le alture del Golan in Siria, territori occupati da Israele.

Sionisti delle prime generazioni, come Ze’ev Jabotinsky — uno dei precursori ideologici del Likud, il partito di Netanyahu — ampliarono questo concetto includendo anche i territori dell’attuale Giordania.

Durante l’intervista, l’ex membro della Knesset Sharon Gal ha mostrato a Netanyahu un amuleto che raffigurava la “Grande Israele”.

Alla domanda se fosse legato a questa visione, Netanyahu ha risposto: “Molto legato.”

Il concetto di “Grande Israele” fa parte del sionismo revisionista, che costituisce la base della tradizione politica del Likud.

Netanyahu si è più volte opposto alla creazione di uno Stato palestinese e i critici sostengono che le politiche di espansione degli insediamenti illegali del suo governo stanno di fatto realizzando questa visione, rendendo impossibile uno Stato palestinese vitale attraverso “fatti compiuti sul terreno”.

Alcuni analisti vedono nel genocidio in corso a Gaza un’attuazione accelerata di questo piano. Secondo i critici, l’approccio del governo mira all’obiettivo di “massimo territorio, minimo numero di arabi”.

Espulsione forzata a Gaza

Martedì Netanyahu ha dichiarato che, mentre l’esercito si prepara a un massacro su più vasta scala, consentirà ai palestinesi di lasciare la Gaza assediata.

In un’intervista televisiva ha affermato: “In primo luogo daremo questa opportunità a chi vuole lasciare le zone di guerra e la regione in generale. Lo faremo mentre i combattimenti proseguono all’interno di Gaza, e certamente permetteremo loro di andarsene da Gaza.”

Le dichiarazioni di Netanyahu arrivano mentre il Ministero della Sanità di Gaza ha annunciato che il numero di palestinesi uccisi dalle forze israeliane dall’ottobre 2023 si avvicina a 61.600.

Israele si trova ad affrontare reazioni internazionali, tra cui un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale contro Netanyahu per accuse di crimini di guerra e una causa per genocidio presso la Corte internazionale di giustizia.

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