A soli tre giorni dall'annunciato incontro tra il presidente americano Donald Trump e quello russo Vladimir Putin, i leader dell'Unione Europea hanno ribadito martedì in una dichiarazione congiunta che "il diritto dell'Ucraina all'autodeterminazione è inalienabile".
Nel documento si legge: "Noi, leader dell'Unione Europea, accogliamo con favore gli sforzi del presidente Trump volti a porre fine al conflitto russo-ucraino e a garantire una pace giusta e duratura, nonché la sicurezza per l'Ucraina. Una pace giusta e duratura deve assicurare stabilità e sicurezza, rispettare il diritto internazionale e i principi di indipendenza, sovranità e integrità territoriale. Deve inoltre conformarsi al principio secondo cui i confini internazionali non possono essere modificati con la forza".
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i leader europei sono attesi mercoledì per un incontro con Trump.
Riguardo al summit di venerdì con Putin, Trump si è espresso in termini prudenti, definendolo "un incontro esplorativo per comprendere le proposte di Putin sulla fine del conflitto ucraino".
Zelensky ha respinto categoricamente qualsiasi cessione dei territori occupati con la forza. Trump, dal canto suo, aveva criticato pubblicamente il leader ucraino lo scorso febbraio alla Casa Bianca, dichiarandosi "alquanto contrariato" dalla sua posizione. Sostenendo la necessità di compromessi territoriali, Trump aveva affermato: "Ci saranno alcuni cambiamenti, alcuni scambi di territori".
Tuttavia, il presidente americano ha anche precisato che dirà a Putin: "Devi porre fine a questa guerra".
Il vertice in Alaska
Criticando Zelensky, Trump ha evidenziato come il leader ucraino sia rimasto al potere per tutta la durata del conflitto senza ottenere risultati significativi, paragonandolo a Putin, che governa la Russia da decenni incontrastato.
Non è chiaro se le dichiarazioni di Trump sull'imminente viaggio in Russia per incontrare Putin abbiano destato preoccupazioni tra gli europei.
Il vertice si terrà in Alaska, territorio colonizzato dalla Russia nel XVIII secolo e ceduto agli Stati Uniti nel 1867 dallo zar Alessandro II attraverso un accordo di cessione territoriale.
I Paesi europei temono che una vittoria di Putin in Ucraina possa renderli il prossimo obiettivo del Cremlino.