Il presidente dell’Associazione internazionale degli studiosi di genocidio ha annunciato lunedì che è stata adottata una risoluzione secondo cui risultano soddisfatti i criteri giuridici necessari per stabilire che Israele sta commettendo genocidio a Gaza.
Tra i 500 membri dell’Associazione, l’86% dei partecipanti al voto ha sostenuto la risoluzione che afferma: «Le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione legale di genocidio contenuta nell’Articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (1948)».
Fondata nel 1994, l’Associazione degli esperti di genocidio ha finora adottato nove risoluzioni che riconoscono eventi storici o in corso come genocidi.
Non è ancora pervenuta alcuna risposta da parte del Ministero degli Esteri israeliano.
Israele ha avviato un’operazione militare contro Gaza dopo l’attacco condotto nell’ottobre 2023 dal gruppo di resistenza palestinese Hamas sul territorio israeliano. Secondo le autorità israeliane, in quell’attacco almeno 1.200 persone sono state uccise e circa 250 prese in ostaggio.
Da allora, nelle operazioni militari israeliane più di 63.000 palestinesi sono stati uccisi; la maggior parte degli edifici dell’area è stata distrutta o danneggiata e quasi l’intera popolazione di Gaza è stata costretta a lasciare la propria casa almeno una volta.
Inoltre, venerdì scorso, l’agenzia globale di monitoraggio della fame sostenuta dalle Nazioni Unite ha dichiarato che la città di Gaza e le aree circostanti sono ufficialmente in carestia, avvertendo che la crisi è destinata a diffondersi.
Il sistema IPC (Integrated Food Security Phase Classification) ha riferito che circa 514.000 palestinesi a Gaza, corrispondenti a un quarto della popolazione, si trovano in condizioni di carestia e che tale numero potrebbe salire a 641.000 entro la fine di settembre.